Valle d'Aosta1
Per ben comprendere quali siano le aspettative suscitate negli agricoltori valdostani dalle proposte regolamentari di riforma della PAC diffuse nell'ottobre 2011 è necessario sottolineare la specificità del modello agricolo regionale, tipico peraltro di molte zone della montagna alpina. Poichè le condizioni climatiche e lo sviluppo orografico condizionano pesantemente gli orientamenti produttivi vegetali e zootecnici, la scelta è, di fatto, limitata a poche tipologie colturali con una prevalenza assoluta delle foraggere permanenti, al cui sfruttamento è finalizzato l'allevamento del bestiame (in particolare, dei bovini) che costituisce il processo produttivo di gran lunga prevalente2.
Le agrotecniche adottate hanno carattere estensivo e sono generalmente volte alla tutela del territorio e dell'ambiente, nonchè alla salvaguardia della biodiversità vegetale e animale. Dal punto di vista ambientale giova notare come la zootecnia alpina abbia mantenuto, nella maggior parte dei casi, pratiche di tipo tradizionale con contenuti effetti negativi sull'agro-ecosistema e con un importante ruolo nella roduzione di beni pubblici. L'allevamento costituisce infatti una delle principali attività sostenibili di utilizzo del territorio montano con importanti effetti nella conservazione delle risorse naturali e paesaggistiche e nella prevenzione dei rischi idrogeologici.
A ragione della presenza di ampie superfici pascolive d'alpe, alle aziende agricole valdostane compete un'estensione doppia rispetto alla media nazionale (16 ettari rispetto a 7,9 ettari); tuttavia, il tessuto produttivo è grandemente frammentato: poco meno dei tre quarti delle 3520 aziende censite nel 2010 dispongono di una superficie inferiore a 5 ettari e le ridotte dimensioni aziendali si riflettono anche sulle dimensioni economiche e sull'organizzazione del lavoro. Dalle statistiche ufficiali (ISTAT, 2009) si evince, in particolare, che le aziende con fatturato uguale o superiore a 10.000 euro rappresentano solo il 18% del totale (contro il 31% a livello nazionale) e, infine, che ben il 98% delle aziende valdostane è a conduzione diretta del coltivatore.
L'esigenza di tutelare le specificità della montagna alpina nell'ambito della PAC futura ha spinto gli Amministratori di alcune regioni dell'arco alpino a riunirsi nell'estate 2011 per svolgere riflessioni e avanzare specifiche proposte riassunte in uno specifico documento che ancor prima della pubblicazione delle proposte di regolamenti concernenti la PAC 2014-2020 è stato inviato alla Commissione europea3.
Per quanto attiene al primo pilastro l'attenzione è focalizzata sul pagamento verde, notandosi innanzitutto che la proposta di regolamento non fa cenno al fatto che le piccole aziende di montagna garantiscono implicitamente la suddetta componente, in considerazione dell'alto valore ambientale che queste aziende rivestono. Le Regioni sopraccitate auspicano, pertanto, che i regolamenti della PAC 2014-2020 contengano quanto meno uno specifico riferimento alle aziende di montagna se non un vero e proprio adattamento della componente greening alle zone di montagna.
In riferimento alle simulazioni condotte per verificare gli effetti della riforma dei pagamenti diretti (pagamento di base e pagamento verde) si rileva, in linea del tutto generale, che i sistemi agricoli alpini sono stati fino ad oggi penalizzati nella distribuzione degli aiuti del primo pilastro. L'aiuto legato alla produzione, prima, e l'applicazione del criterio storico - nonostante l'introduzione del disaccoppiamento - poi, hanno favorito maggiormente le aziende più grandi o specifici orientamenti produttivi a carattere intensivo. A livello nazionale, nelle zone montane, dove è maggiore l'estensività degli allevamenti, l'incidenza dei pagamenti è ai livelli minimi.
Come evidenziato dallo scenario 1 la ripartizione in base alla SAU annulla le distorsioni dell'assegnazione storica degli aiuti andando a premiare produzioni quali le coltivazioni permanenti o gli allevamenti estensivi montani fino ad ora poco considerati dai meccanismi di sostegno del primo pilastro. Per la Valle d'Aosta, il totale del pagamento di base e del pagamento verde nello scenario 1 rappresenta il doppio (12,88 milioni di euro) rispetto al valore totale ipotizzato nello scenario 2 (6,33 milioni di euro). La forte penalizzazione per l'agricoltura di montagna costituita dal riferimento all'approccio storico è evidenziata dall'aiuto forfetario risultante dalla simulazione 2 che, per la Valle d'Aosta, è il più basso tra le regioni italiane, seguito dall'aiuto ipotizzato per le Province Autonome di Trento e di Bolzano. Nello scenario 2, inoltre, la parte verde dell'aiuto si eleva al 78% del premio totale ipotizzato, finendo per perdere il carattere di premialità aggiuntiva, essendo la parte di gran lunga redominante dell'aiuto.
I risultati delle simulazioni prodotte a partire dal data base RICA (triennio 2007/2009) confermano quanto ora enunciato. Innanzitutto, in Valle d'Aosta risultano beneficiarie di aiuti diretti pressochè esclusivamente le imprese zootecniche che, secondo la classificazione tipologica comunitaria delle aziende agricole, afferiscono al Polo 4. Nel triennio 2007/2009 questa tipologia di trasferimenti rappresenta all'incirca l'11% del reddito netto delle aziende zootecniche del campione RICA, ma ben più significativa è l'entità del sostegno ascrivibile al secondo pilastro della PAC e, soprattutto, di quello erogato sulla base di leggi regionali emanate conformemente alla disciplina comunitaria inerente gli aiuti di Stato4.
Se il massimale per il pagamento di base e per il pagamento verde saranno distribuiti tra le Regioni e Province Autonome italiane sulla base del peso che ciascuna di esse riveste sulla SAU nazionale (scenario 1) per gli allevamenti valdostani i trasferimenti del primo pilastro aumenteranno in misura assai significativa (da 44,2 a 232,4 €/ha) e l'incidenza di questo tipo di sostegno sul reddito netto risulterà pari al 40%. Per le ragioni già esposte in precedenza, qualora il massimale di aiuti a disposizione dell'Italia fosse ripartito sulla base del peso che ciascuna Regione riveste nella distribuzione storica degli aiuti (scenario 2) il sostegno risulterà inferiore (circa 114 €/ha) ma le aziende zootecniche valdostane potranno comunque contare su trasferimenti che rappresentano circa un quarto del reddito netto prodotto.
Indipendentemente dallo scenario accolto, gli effetti della riforma per le aziende agricole valdostane sembrano essere vantaggiosi rispetto all'ammontare complessivo dell'attuale primo Pilastro (circa 2,5 milioni di euro) e, inoltre, un importante contributo è atteso dalle componenti dei pagamenti diretti previsti dalla riforma che non sono stati considerati ai fini delle simulazioni. In particolare, si fa riferimento all'aiuto previsto per le zone svantaggiate (fino ad un ammontare del 5% del massimale disponibile per l'Italia) dal momento che - pur essendo l'attuale normativa sulle aree svantaggiate in fase di revisione - l'intero territorio regionale è classificato come tale e, dunque, la quasi totalità delle aziende agricole dovrebbe beneficiare di tale integrazione al reddito. Ancora, l'aiuto previsto per i giovani agricoltori (cui potrebbe essere riservato fino al 2% del massimale) è di sicuro interesse per la realtà valdostana, così come il regime di pagamenti riservato ai piccoli agricoltori, stante il fatto che come già ricordato, nella regione alpina le aziende agricole di ridotte dimensioni fisiche ed economiche sono particolarmente numerose.
Specifiche considerazioni svolte dall'Autorità di gestione del PSR 2007-2013 della Valle d'Aosta riguardano la connotazione "verde" assunta dal primo pilastro, la quale impone una riflessione sulle misure agro-ambientali dello sviluppo rurale, al fine di garantire una coerenza d'azione considerando, al contempo, le difficoltà oggettive nel ridurre ulteriormente gli impatti ambientali in un contesto di pratiche agricole già volte alla tutela dell'ambiente e del paesaggio. Un'analisi delle strategie adottate a livello regionale per la promozione dello sviluppo rurale si impone, più in generale, per effetto del prospettato aumento della dotazione complessiva a disposizione del primo pilastro della PAC: un tale incremento del sostegno al reddito garantito dal primo pilastro, e ripartito per superficie, suggerisce un attento esame dell'attuale impostazione del PSR regionale, fortemente incentrato sulle indennità compensative per le zone montane e sui pagamenti agro-ambientali, misure che, allo stato attuale, impegnano da sole il 57% della dotazione FEASR complessiva.
La grande attenzione con la quale l'Amministrazione regionale segue l'evolversi della discussione in merito al futuro della PAC è testimoniata dalle numerose attività di recente avviate al fine di preparare la programmazione degli interventi validi per il periodo 2014-20205. Oltre alla discussione svoltasi con i rappresentanti delle Regioni dell'arco alpino, di cui già si è detto, specifici studi sono stati avviati, innanzitutto, per analizzare i cambiamenti intervenuti in Valle d'Aosta nella struttura professionale agricola, nonchè per esaminare le strategie di produzione di beni pubblici da parte delle aziende agricole, valutandone l'efficacia e stimando le implicazioni che potrebbero derivare dalla remunerazione di detti beni e, infine, per comprendere quale potrà essere l'effettivo impatto della nuova PAC sulla struttura e sui redditi delle imprese agro-zootecniche regionali.
Riferimenti bibliografici
INEA (2011) Elaborazioni Banca Dati Regionale RICA - Valle d'Aosta anno 2009, http://www.inea.it/sedi_regionali/valledaosta/it/index.php?action=list&id_cat=4
ISTAT (2011) Risultati provvisori del 6° Censimento generale dell'agricoltura italiana, http://censimentoagricoltura.istat.it/index.php?id=73
ISTAT (2009) Statistiche in breve, I risultati economici delle aziende agricole (RICA-REA) Anno 2006, http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20090129_00/
NOTE:
1. A cura di Stefano Trione e Sylvie Chaussod della sede regionale INEA per la Valle d'Aosta.
2. Dai dati provvisori del 6° censimento generale dell'agricoltura si evince che il 98% dei 55.384 ettari totali di SAU regionale è costituito da prati permanenti e pascoli, mentre le altre tipologie colturali hanno un carattere residuale in termini di superficie: i seminativi costituiscono appena lo 0,4% della SAU, le legnose agrarie l'1,4% (di cui 0,8% vite) e lo 0,2% è adibito a orti familiari.
3. Si tratta delle Amministrazioni della Regione Valle d'Aosta, delle Province Autonome di Trento e di Bolzano e dell'Assemblea dei Paesi di Savoia (Alpi francesi).
4. Elaborazioni condotte dall'INEA a partire dalla banca dati RICA e riferite all'anno contabile 2009 mostrano che l'importo medio del contributo percepito da ciascuna azienda agricola afferente alla rete contabile regionale assommi a 4.685 euro qualora la fonte sia il primo pilastro della PAC, a 18.237 euro quando si tratti del secondo pilastro e a ben 20.300 euro nel caso di aiuti erogati sulla base di norme regionali (cfr. INEA, 2011).
5. Di queste attività l'Autorità di Gestione del PSR 2007-2013 della Valle d'Aosta ha dato notizia nel dicembre 2011 alla Commissione europea attraverso il "Rapporto sullo stato di avanzamento del Programma al 30/11/2011".
SCENARIO 1
Aiuto forfetario regionale 232,6 €/ha (pagamento base "peso SAU" + pagamento verde "peso SAU") - anno 2019
SCENARIO 2
Aiuto forfetario regionale 114,2 €/ha (pagamento base "peso SAU" + pagamento verde "peso PD") - anno 2019
SCENARIO 3
Aiuto forfettario regionale 288,6 €/ha (peso SAU) - anno 2020
SCENARIO 4
Aiuto forfettario regionale 49,7 €/ha (peso pagamenti diretti - PD) - anno 2020
SCENARIO 5
Aiuto forfettario regionale 119,4 €/ha (peso valore aggiunto - VA) - anno 2020